L’incontenibile voglia di voler immortalare le vittorie per intimidire gli avversari, e di celebrare le gesta eroiche dei popoli che essi regnavano, ha sempre spinto i sovrani a commissionare agli artisti opere come poesie, tele, sculture, raffiguranti momenti delle battaglie vinte, o comunque stralci di guerre combattute, e questa usanza non è certo recente; sono infatti venute alla luce alcune tavolozze, risalenti addirittura al 2000 a.C, sulle quali appaiono prigionieri portati via con la forza, animali selvaggi che si nutrivano con i corpi dei cadaveri, scene strazianti di mutilazioni ed uccisioni a sangue freddo, e tantissime altre testimonianze.
Ad esempio, risalgono più o meno al 2500 a.C. ritrovamenti come la Stele degli Avvoltoi, un monumento sumerico che raffigura scene di una vittoriosa guerra condotta dalla città mesopotamica di Eannatum ai danni della rivale Umma, o la Tomba di Inti, sulla quale sono riprodotte scene di soldati egiziani che assaltano una fortezza. Ad ogni modo, sono stati Assiro-Babilonesi ed Egiziani i primi artisti di guerra, anche se si suppone che questo tipo di arte sia nata ancora prima di queste epoche.
Storia dell’arte di guerra dalle antichità al Rinascimento
Oltre alle tante testimonianze venute alla luce che riguardano come detto principalmente la civiltà mesopotamica e quella egiziana, anche in Cina sono stati rinvenuti oggetti di vario genere raffiguranti scene di guerra; appartengono principalmente all’epoca della dinastia Han, che governò il paese più o meno dal 200 a.C al 220 d.C., e raffigurano scene di battaglie cruente tra interi plotoni di cavalleria nella campagna di guerra contro Dong Zhuo, braccio destro e luogotenente dell’imperatore Ling Han. Colonne trionfali, mosaici e sarcofagi recanti scene di guerra hanno caratterizzato ovviamente anche il periodo romano e greco antico, con moltissimi ritrovamenti avvenuti soprattutto nelle città di Roma (ad esempio le maestose colonne di Traiano e Marco Aurelio), e Pompei (enormi mosaici come quello di Alessandro che sconfigge Dario III di Persia nella battaglia di Isso).
Anche nel periodo del Rinascimento ‘l’arte di guerra’ proliferava; la Battaglia di San Romano di Paolo Uccello dipinta nel 1445, la Battaglia di Anghiari di Leonardo da Vinci del 1505, la serie di 9 tele dipinte da Andrea Mantegna intitolata il Trionfo di Cesare e composta negli anni tra il 1485 ed il 1595. Dagli ultimi anni del sedicesimo secolo, periodo che artisticamente corrisponde alla fine del Rinascimento, in poi, l’arte di guerra non ha mai smesso di essere praticata anzi, caratterizzerà anche i secoli successivi.
Le guerre napoleoniche ed il Romanticismo
Verso il finire della Rivoluzione Francese, anch’essa ovviamente fonte d’ispirazione per tantissimi artisti europei della fine del secolo XVIII, iniziarono ad apparire nelle ‘opere di guerra’ i primi tratti di quello che sarebbe stato il nuovo movimento artistico e culturale, il Romanticismo.
Innanzitutto si componevano opere sempre più grandi, spesso composte da più tele unificate ed esposte nei grandi palazzi dell’epoca, in secondo luogo il tema delle vittoriose campagne napoleoniche impazzava un po’ dovunque, offrendo spunti ad esempio al pittore francese Baron Gros, di cui è nota la Battaglia di Eylau (1808), o allo spagnolo Francisco Goya che, quasi in risposta all’opera di Gros che glorificava le gesta di Napoleone, compose una bellissima serie di incisioni intitolata i Disastri della Guerra, realizzata negli anni tra il 1810 ed il 1820 e raffigurante scene cruente e di barbarie commesse proprio dalle truppe napoleoniche.
L’arte di guerra nei secoli XIX e XX
Nel diciannovesimo secolo i principali artisti delperiodo romantico pur abbandonando il tema napoleonico, continuarono a produrre opere aventi come tema principale la guerra; Eugene Delacroix ad esempio, ultimò il suo Massacro di Scìo nel 1824, rappresentando con olio su tela le cruente scene di un improvviso attacco ai civili da parte dell’Impero Ottomano durante la guerra d’indipendenza greca, combattuta negli anni tra il 1821 ed il 1832. Suo anche un altro celebre dipinto ad olio su tela intitolato La Libertà che guida il Popolo, eseguito nel 1830 e raffigurante scene della Rivoluzione di Luglio, nota anche come Le Tre Giornate di Parigi.
Con la Prima Guerra Mondiale cessò improvvisamente ogni attività di glorificazione delle guerre attraverso l’arte, tendenza già in declino dalla fine del secolo XIX; quelli che erano gli ‘artisti di guerra’ vennero destinati ad altri tipi di incarico, addirittura molti vennero arruolati e spediti al fronte, ecco perché le poche testimonianze artistiche ritrovate appartenenti a quel periodo sono per la maggior parte creazioni fatte dagli stessi soldati mentre erano impegnati a combattere.