L’atollo di Midway fu scoperto nel 1859, ed oggi rappresenta un territorio che va sotto la giurisdizione degli Stati Uniti, incorporato sin dal 1867; fatta questa premessa giusto per inquadrare bene l’arcipelago delle isole Midway, situato ad Ovest rispetto alle Hawaii, cercheremo adesso di capire bene quali furono i motivi e come si sviluppò una delle battaglie navali più violente che la storia abbia mai raccontato.
Le forze imperiali giapponesi erano in quegli anni (siamo agli inizi del 1940) davvero fortissime e molto aggressive, e si trovavano in piena campagna espansionistica; dopo aver attaccato e sconfitto India, Filippine, Birmania, e Malesia, lo Stato Maggiore nipponico iniziò a prendere in considerazione l’eventualità di proseguire con la guerra contro la superpotenza statunitense, e contro tutti coloro che si fossero schierati al suo fianco. Gli americani avevano nel frattempo disposto una sorta di embargo al Giappone, interrompendo la somministrazione di carburante avio, lubrificanti, acciaio e rottami di ferro, verso i paesi dell’Est.
L’espansione nipponica
Già nel 1931 con l’occupazione e conseguente conquista della Manciuria, e poi nel 1937 con l’invasione della Cina, il rapporto tra Stati Uniti e Giappone, ovvero le due principali superpotenze dell’epoca, si era assai deteriorato; Franklin Delano Roosevelt (trentaduesimo presidente americano), in un discorso pubblico tenuto in Chicago, pronunciò parole dure contro chi avesse mostrato comportamenti aggressivi tanto in Europa quanto in Asia, avvisando i disobbedienti che sarebbero andati incontro a sicure e durissime rappresaglie in caso di mancato rispetto delle regole.
Di tutta risposta, la Marina Imperiale giapponese, senza alcun tipo di comunicato o preavviso, decise addirittura di attaccare la base militare americana di Perl Harbor, riuscendo ad ottenere una netta vittoria cavalcando la scia positiva dei precedenti scontri militari vittoriosi, e decimando la flotta nemica. Fu proprio il fattore sorpresa a risultare la tattica vincente che fece trionfare i nipponici ma, ovviamente, si sapeva che la cosa non sarebbe finita lì.
Importanza della battaglia delle Midway nella Seconda Guerra Mondiale
Nonostante i vari avvertimenti degli statunitensi diretti a placare la loro energica spinta espansionistica, i giapponesi continuarono a fare guerre ed attaccare altri popoli, tanto da ottenere, con il Trattato di Hanoi del Settembre 1940 stipulato con i Francesi, alcuni lembi di terra compresi tra Laos e Vietnam che gli servivano come punto strategico in un’ottica espansionistica che puntava anche alla Cina. Contrariamente a quanto suggerito dagli americani, lo Stato Maggiore dell’Esercito Imperiale del Sol Levante installò nuove basi aeree e mosse truppe nei territori neo annessi e, come se non bastasse, decise di attaccare inaspettatamente e senza alcun comunicato ufficiale la flotta statunitense in stallo a Perl Harbor.
Dopo una sconfitta tanto inaspettata quanto umiliante, gli americani riunirono tutte le loro forze per preparare una controffensiva, ma furono ancora i giapponesi ad attaccarli per cercare di infliggere loro il colpo di grazia, puntando direttamente sulle isole Midway; questa volta però, come vedremo, le cose andarono diversamente.
Tattiche e strategie della battaglia delle Midway
L’Ammiraglio Yamamoto, con la collaborazione del suoi colleghi Kusaka, Fukudome, Ugaki, Nagumo, Kondo, ed i capitani di vascello Watanabe e Kuroshima, elaborò un piano d’attacco molto complesso, caratteristica che era già peculiare delle truppe nipponiche; un complicato intreccio di manovre navali effettuate con la massima precisione e sincronizzazione a migliaia di chilometri di distanza, fu inscenato per attirare le portaerei americane verso le isole Midway, tendendo loro una trappola per distruggerle completamente.
Furono due inconvenienti, due ‘imprevisti tecnici’, per usare un gergo televisivo, a mandare a monte tutti i piani giapponesi; prima un’avaria delle due più grandi portaerei della loro flotta (Shokaku e Zuikaku), e poi l’improvviso cedimento dei loro sistemi di sicurezza nelle comunicazioni (che permise la decrittazione dei messaggi in codice da parte degli statunitensi), trasformarono in effetti quella che avrebbe dovuto essere un’altra schiacciante vittoria giapponese in una loro pesantissima sconfitta.
Sviluppo e conclusione di questa grande battaglia navale
Con il grandissimo colpo di fortuna della decrittazione di tutti i messaggi militari in codice che i giapponesi si scambiavano, ed attraverso i quali si davano direttive per sferrare un attacco che avrebbe dovuto essere segreto ed inaspettato (come del resto giù successo a Perl Harbor), i marines statunitensi riuscirono questa volta ad organizzarsi ed a rinforzarsi in anticipo, allestendo così una pesante ed insospettata controffensiva.
Alle 4,30 del mattino del 4 Giugno 1942 il viceammiraglio Nagumo diede il via per il decollo della prima squadriglia di 36 bombardieri, i quali furono però subito intercettati e poi immediatamente contrattaccati dai caccia-bombardieri americani i quali però, nonostante si fossero mossi in anticipo, non riuscirono ad averla vinta, causando solo poche perdite ai nemici. Nei successivi tre giorni di attacchi, difese, e contrattacchi, e non senza ingenti perdite, gli americani riuscirono ad affondare tre importanti portaerei giapponesi e circa 300 bombardieri, costringendo finalmente i giapponesi alla definitiva ritirata.